martedì 27 maggio 2014

Anche le Regionali/Amministrative vanno al PD che prende tutto (o quasi)


Dopo la vittoria record alle Europee, il Partito democratico trionfa anche alle amministrative: il centrosinistra strappa le regioni Piemonte e Abruzzo a Lega Nord e Forza Italia.
La scelta della Regione Abruzzo di accollarsi tutta la macchina organizzativa di gestione e raccolta dati delle elezioni regionali si è dimostrata errata. I mezzi tecnici in dotazione alla Regione Abruzzo di fatto non hanno retto al tipo di lavoro che richiede una giornata particolare come quella elettiva. E se non bastava il collasso del sistema tecnico ci si è messo anche l’errore matematico nelle percentuali fornite non avevano come somma obbligata il 100%. Solo dopo quattro ore è stata diramata una nota ufficiale che spiegava l'errore come un “problema tecnico del programma”.
Nonostante questi problemi tecnici il centrosinistra si impone anche in Abruzzo, che si è affidato all’ex sindaco di Pescara (non renziano) Luciano D’Alfonso, con il 46,6% dei suffragi. Sul neo governatore resta però l’ombra dei guai giudiziari, considerato come sia imputato per truffa e falso (ma ha già detto che non si dimetterà in campagna elettorale). Bocciato l’ex governatore forzista Gianni Chiodi, passato in 5 anni dal 48,81% del 2008 al 29,3% ottenuto ieri. Ha pesato sul voto anche lo scandalo della notte in albergo passata con una signora promossa dalla sua amministrazione e l’indagine per la vicenda rimborsi. Delusione alle regionali abruzzesi per il M5S, con Sara Marcozzi che non ha fatto più del 21%, nonostante sia arrivato anche Grillo per sostenere la candidata in campagna elettorale. Più indietro il candidato della sinistra radicale, Maurizio Acerbo, che ha chiuso con il 3% circa.
Oltre a conquistare già al primo turno 8 sindaci su 27 capoluoghi di provincia, comprese le città di Firenze, con un plebiscito a favore di Dario Nardella, Prato e Pesaro, altri 11 candidati sono stati i più votati, con ottime possibilità di essere eletti al ballottaggio del prossimo 8 giugno. Al centrodestra restano soltanto Teramo, Ascoli Piceno, Tortolì (Ogliastra). Con la parziale delusione di Pavia, dove il “rottamatore” azzurro Alessandro Cattaneo, che Berlusconi vorrebbe nominare nuovo “capo scouting” forzista con Toti, è stato costretto al secondo turno fermo al 46,6% (nonostante sia lontano l’avversario di centrosinistra).

I democratici sbancano le uniche due regioni in corsa per il rinnovo dei Consigli e della presidenza. L’ex sindaco torinese Sergio Chiamparino con il 47% ha doppiato gli avversari (Gilberto Pichetto per il centrodestra, al 22,1% e Davide Bono del Movimento 5 Stelle al 21,5%), chiudendo l’esperienza travagliata della giunta Cota alla guida di Palazzo Lascaris, culminata, dopo ricorsi e controricorsi, con l’annullamento del voto del 2010 (senza dimenticare lo scandalo Rimborsopoli). Molto lontani gli altri candidati sindaco: Guido Crosetto (Fratelli d’Italia) si è fermato al 5,18%, Enrico Costa (Ncd) al 3,07% e Mauro Filingeri (L’altro Piemnte a sinistra) all’1,13%. «Ho sempre avuto fiducia nei piemontesi, saranno con me. Da oggi ci metteremo al lavoro, spero di cambiare verso, per quel che c’è da cambiare. Il primo atto sarà lavorare per il piano dei progetti europei e quello di abolire i rimborsi regionali e le indennità come promesso», ha spiegato.

Y.D.

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