lunedì 31 marzo 2014
martedì 25 marzo 2014
Ravenna, Pd: “No a revoca cittadinanza a Mussolini”. Ma a Torino tutto il contrario
Il
consiglio comunale di Ravenna ha respinto con una netta maggioranza
(grazie ai voti del Partito Democratico) la proposta di revoca
avanzata dal consigliere Alvaro Ancisi (Lista per Ravenna). A Torino,
Bologna e Firenze invece (sempre il Pd) ha recentemente revocato la
cittadinanza onoraria. “Nel diritto romano – ha spiegato in aula
il consigliere comunale Andrea Tarroni – esisteva una condanna, il
damnatio memoriae. Comprendeva il fatto che ogni riferimento che si
richiamava al condannato dovesse venire distrutto. Ma ha un difetto:
oggi, di molti di quei personaggi che ne furono colpiti, non sappiamo
nemmeno cosa avessero fatto per meritarlo. Eliminare anche in questo
modo la presenza del Ventennio Fascista rischierebbe di far
dimenticare ciò che è stato”.
- Personalmente: A NOI! -
Yuri
D'Onofrio
Venti di indipendenza. Il Veneto chiede la secessione e in 2 milioni rispondono si
89%.
Questa è la percentuale che ha espresso parere positivo al
referendum online promosso da Plebiscito.eu riguardo alla richiesta
di indipendenza da parte della Regione Veneto. Nemmeno 300mila i no
(10,9%) e questo dato assume ancora più importanza se si tiene conto
che hanno votato il 73% degli aventi diritto.
Gli
organizzatori
esultano: "Inizieremo immediatamente a tessere le relazioni
diplomatiche per assicurare l'immediato riconoscimento della
Repubblica Veneta da parte della comunità internazionale”. “E'
la primavera veneta” ha affermato il leader degli indipendentisti
Gianluca Busato, sostenendo che quella per l' autodeterminazione del
popolo veneto “è una battaglia di civiltà”. Parole e numeri
accolti con urla di giubilo e cori di “libertà,
libertà!” in Piazza dei Signori a Treviso, dove si sono radunate
4-5000 persone con bandiere di San Marco.
Matteo
Salvini, segretario federale della Lega Nord, ha commentato a Padova
l' esito del referendum on line: ''L'indipendenza non fa mai male.
L'indipendenza e' futuro, speranza, dignita', democrazia a qualunque
livello venga coniugata. In Lombardia ho chiesto di fare la stessa
cosa. Adesso la palla è in mano alla Regione Veneto, a Luca Zaia e
ai consiglieri. Vedremo chi metterà la faccia a favore o contro ad
un referendum definitivo e ufficiale. Noi ci siamo". Ed è
proprio Zaia, Presidente della Regione, che soddisfatto del risultato
referendario dice: "È un ottimo
segnale, un segnale di insofferenza, di un sentimento indipendentista
che è ubiquitario e attraversa tutte le classi sociali dei veneti.
L'indipendenza vale 21 miliardi di tasse che resterebbero qui".
Ma
perché i veneziani, uniti al Regno d’Italia dal 1866, dovrebbero
voler tornare ai tempi della Repubblica di Venezia (detta la
Serenissima)? E' puramente un interesse di tipo economico? O di
semplici iniziative stravaganti? “No”,
spiega con fermezza uno dei responsabili dello scrutinio, “non
vogliamo più far parte di un paese in cui nulla funziona e che va
diritto contro un muro, senza più interesse per i propri cittadini
ne per il loro benessere”.
Alla
luce di tutto questo però, bisogna ricordare che è stata una
consultazione virtuale in tutti in sensi perché fatta soprattutto
attraverso la rete, oltre che con schede raccolte nei gazebo, e
'voti' telefonici, e perché, Costituzione alla mano, non ha alcun
valore formale, ne istituzionale.
Eppure
il Veneto non è solo. A questa voglia di indipendenza si è unita
anche la Sardegna. Una
delegazione del Partito Indipendentista Sardo composta dal presidente
Doddore Meloni, Cristina Puddu, Felice Pani, Sergio Pes, Roberto
Piras e Bruno Delussu, hanno portato alla Corte d’Appello di
Cagliari per la vidimazione di legge, 2000 moduli per la raccolta
delle firme per indire il referendum sull’indipendenza della
Sardegna.
La
notizia la possiamo trovare anche sul sito della Regione Sardegna
dove si può leggere il quesito referendario che recita: ”Sei
d’accordo, in base al diritto internazionale delle Nazioni Unite,
al raggiungimento della libertà del popolo sardo, con
l’indipendenza”?.
Iniziativa
analoga anche in Trentino. Oltre cinquemila persone hanno risposto
all'invito degli Schuetzen per l'indipendenza dell' Alto Adige e
l'annessione all' Austria. Oltre alla Svp, il cui stand è stato
letteralmente preso d'assalto dai simpatizzanti di Eva Klotz, hanno
aderito Freiheitlichen, Suedtiroler Freiheit, Buerger Union, Team
Artioli, Heimatbund ma anche l'Asgb. Centinaia le bandiere bianche e
rosse, tantissimi giovani e molti discorsi. Non solo folclore ma
tanta politica. Chiaro il messaggio del segretario organizzativo
della Svp: “Sarebbe stato sbagliato non esserci”.
Ma
quindi che succederà? Siamo davvero prossimi ad uno spaccamento del
tricolore? Secondo lo stesso Meloni, leader del Partito
Indipendentista Sardo, non vi saremmo poi così lontani. E a chi
dubita sulla legittimità costituzionale di un referendum simile
(chiaro il contrasto con l’articolo 5 che recita “La Repubblica,
una e indivisibile…”) replica citando a sostegno della sua tesi
la legge 848 del 17 agosto 1957 che ratifica la carta delle Nazioni
Unite e la legge 881 del 25 ottobre del 1977 di ratifica ed
esecuzione del Patto di New York del 16 e 19 dicembre 1966.
Allora
succederà? Vedremo. Intanto immancabile giunge il commento del
comico Maurizio Crozza: "Si è concluso un referendum online in
Veneto, e 2 milioni di persone hanno votato per l'indipendenza: un
po' come in Crimea... solo che ad Obama non gliene frega niente! ".
Yuri
D'Onofrio
lunedì 17 marzo 2014
EUROPA: BERLUSCONI SI CANDIDA A SORPRESA MA...
Comincia a metà marzo la
corsa alle elezioni europee da parte dell' ex premier. Sostenuto dal
partito ma attaccato dal resto del mondo politico, la marcia verso il
Parlamento Europeo sembra esser cominciata, ma arriva un secco stop
dal commissario UE.
"Sarò
felice di essere in campo nelle cinque circoscrizioni che mi hanno
dato sempre tra i 600 ed i 700mila voti ciascuna. Sono in campo per
avere una sospensione delle pene che mi hanno inflitto. Spero di
avere una risposta dalla Corte europea". E' il 14 marzo quando
il leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, rilascia questa
dichiarazione intervenendo telefonicamente a una manifestazione del
partito a Montecatini Terme (Pistoia), in merito alle prossime
elezioni europee. Molto chiaro nell' esporre le sue motivazioni, L'ex
premier continua poi dicendo chiaramente che non si fermerà qui. Non
c'è solo l' Europa quindi nei piani del Cavaliere che con un chiaro
“elezioni tra un anno e mezzo”, parla dell'eventualità di
tornare alle urne prima della scadenza naturale della legislatura.
Rivela infatti di puntare non solo agli indecisi, ma anche agli
elettori del Movimento 5 Stelle che si sono dichiarati non
affezionati ed alcuni addirittura delusi dai risultati del gruppo
pentastellato. C’è
il tempo anche per un attacco ad Alfano, che però non viene citato
direttamente: «I piccoli partiti non ragionano mai guardando
l’interesse generale del Paese. Purtroppo i piccoli partiti - ha
aggiunto - rincorrono solo le ambizioni personali dei loro piccoli
leader». Secca la replica del leader di Nuovo Centro Destra
affermando che questa candidatura a sorpresa è l'ennesima prova che
Forza Italia non ha una linea politica e, testuali parole, non è né
carne né pesce.
"Francamente
ritengo che quello a Forza Italia sia l'unico voto utile": così
Giovanni Toti, parlando a Torino, risponde ad Angelino Alfano che
nella stessa città ha affermato che il voto agli azzurri alle
Europee "è inutile". "Il voto a Forza Italia - ha
sottolineato Toti - serve per dare una voce forte ai moderati in
Europa.
Ma
anche tra i sostenitori di Berlusconi aleggia un certo scetticismo.
C’è
chi interpreta la mossa come un tentativo di galvanizzare
l’ elettorato o
come una tattica della confusione,
con
il Cavaliere pronto ad alzare la tensione mediatica nelle settimane
pre-elettorali, chiedendo che venga sospesa l’applicazione della
Severino, minacciando ricorsi al Tar e attendendo verdetti da
Consiglio di Stato e Corte europea di giustizia. Ma non solo: come ha
spiegato Libero, la candidatura annunciata da Berlusconi agita anche
il gotha del partito, considerato come ci sia il rischio di
invalidare migliaia di voti con la sua decisione.
Tra
questo batti e ribatti mediaco tutto italiano si aggiunge il
commissario UE Viviane Reding che stoppa la candidatura del
Cavaliere, condannato a quattro anni in via definitiva per frode
fiscale, alle elezioni europee del prossimo maggio. “Le regole sono
chiare. Berlusconi è condannato per frode ed è quindi
ineleggibile.”
Secca
la replica di Daniele Capezzone, presidente della commissione Finanze
della Camera: “La Commissaria Reding è stata chiara, come lo
saranno altrettanto i ricorsi e le motivazioni di Silvio Berlusconi”
“Lo
chiede la gente, non si può comprimere questo diritto.” Su questo
punta il blocco che sostiene la candidatura di Berlusconi. Lo farà,
a quanto pare, quando l’ufficio elettorale cancellerà (come è
previsto in automatico) il nome di Berlusconi dalle liste, sempre che
l’ex premier si presenti davvero. Al rientro nella Capitale l’ex
capo del governo ha già convocato il vertice del partito proprio per
riprendere in mano il dossier europee. Per il momento, all'interno di
Forza Italia piovono iniziative: Daniela
Santanchè
sta
raccogliendo le firme per chiedere la grazia al capo dello Stato
(secondo alcuni il Cavaliere sarebbe contento, secondo altri
infuriato); il Giornale che raccoglie le firme a sostegno della
candidatura in Europa; Michaela
Biancofiore
che
ipotizza gente riunita “per fare una class action democratica se
Berlusconi non dovesse essere messo in condizione di candidarsi”.
Ma
tutto questo polverone servirà a qualcosa? Dario
Stefano,
presidente Sel della Giunta delle elezioni e delle immunità
parlamentari del Senato, crede di no: “L’ipotesi di una sua
candidatura è impensabile. Non si tratta neppure di ineleggibilità.
Berlusconi è incandidabile. E se anche gli venisse concessa la
grazia, la situazione rimarrebbe immutata”.
Ma
nessuna marcia indietro si registra da Arcore, anzi l’input dell'ex
premier e di tutto il suo partito è quello di insistere nel portare
avanti la propria candidatura. Una strategia mediatica molto chiara
volta, da parte dell’ex capo del governo in primis, a non spegnere
i riflettori in vista del 10 aprile, giorno in cui il tribunale di
Milano deciderà se affidarlo ai servizi sociali, mandarlo ai
domiciliari oppure in carcere.
Yuri
D'Onofrio
giovedì 13 marzo 2014
SKY GAFF SUL WORLD WIDE WEB
Ci credereste?
Una
prestigiosa e modernissima redazione ultratecnologica come quella di
SKY tg24 ogni tanto fa cilecca. Errare humanum est! Verissimo, ma da
uno staff di così alto livello, con collaboratori selezionati tra
migliaia di candidati e con titoli di studio che potrebbero
tranquillamente farci arrivare su Plutone entro pochi anni, mi sarei
aspettato per lo meno una mini verifica sulle informazioni in loro
possesso. Stamattina come al solito mi trovavo a caccia di notizie
che mi ispirassero un bello scritto, quando capitando sul loro sito
nella sezione “economia”, mi imbatto nel titolone: 25 ANNI DI
WORLD WIDE WEB!
Subito sotto una
snocciolata di dati sulla diffusione del suddetto sistema da far
impallidire il miglior web designer. E mi sta bene, perchè i
dati veritieri sono sempre ben accetti. Peccato però che, a partire
dal titolo, qualcosa non vada. Secondo la multimedialica redazione
infatti, il www sarebbe nato nell' anno 1989. Peccato che non sia
proprio cosi.....
Vi elenco le date
importanti con relativa spiegazione riguardante internet:
- 1967: Prima conferenza internazionale sulla rete ARPANET
- 1969: Collegamento dei primi computer tra 4 università americane
- 1971: La rete ARPANET connette tra loro 23 computer
- 1972: Nascita dell'InterNetworking Working Group, organismo incaricato della gestione di Internet. Ray Tomlinson propone l'utilizzo del segno @ per separare il nome utente da quello della macchina.
- 1981: Nasce in Francia la rete Minitel. In breve tempo diventa la più grande rete di computer al di fuori degli USA
- 1983: Appaiono i primi server con i nomi per indirizzarsi ai siti
- 1984: La rete conta ormai mille computer collegati
- 1985: Sono assegnati i domini nazionali: .it per l'Italia, .de per la Germania, .fr per la Francia, ecc.
- 1986: Viene lanciato LISTSERV, il primo software per la gestione di una mailing list. Il 30 aprile, da Pisa, sede del Centro nazionale universitario di Calcolo elettronico (Cnuce) viene realizzata la prima connessione Internet dall'Italia.
- 1987: Sono connessi 10 000 computer. Il 23 dicembre viene registrato “cnr.it”, il primo dominio con la denominazione geografica dell'Italia; è il sito del Consiglio Nazionale delle Ricerche.
- 1989: Sono connessi centomila computer
- 1990: Scomparsa di ARPANET; apparizione del linguaggio HTML
- 1991: Il CERN (Centro Europeo di Ricerca Nucleare) annuncia la nascita del World Wide Web; il Crs4 (Centro di ricerca, sviluppo e studi superiori in Sardegna) crea il primo sito web italiano, secondo in Europa.
- 1996: Sono connessi 10 milioni di computer
- 1999: Viene pubblicato Napster, il primo sistema di file sharing di massa. Gli utenti di Internet sono 200 milioni in tutto il mondo.
- 2008: Gli utenti di Internet sono circa 600 milioni in tutto il mondo.
- 2009: Gli utenti di Internet sono circa 1 miliardo in tutto il mondo.
- 2011: Gli utenti di Internet sono circa 2 miliardi in tutto il mondo.
Come si può notare,
l'unica cosa che contraddistingue l' anno 1989 è il raggiungimento
della quota di 100mila computer connessi. Non sto ad evidenziare e
spiegare nel dettaglio ogni singolo punto altrimenti non mi
basterebbe un trattato come spazio, ma pare evidente che la nascita
di internet è notevolmente precedente a quanto affermato da SKY.
Perfino per l'arrivo in Italia del web non va' bene quel titolone,
perchè è datata 1987!
Quindi non solo vi esorto a non leggere solo
una fonte di notizie, ma di leggerne il più possibile e anche quelle
che non trovano grosse approvazioni. Vi dirò inoltre che quest' ultime
solitamente sono le più veritiere.
E a SKY vorrei dire che
per fare un buon lavoro ci vuole intelligenza, ma non sempre chi ha
la laurea ne possiede una!
Yuri
D'Onofrio
mercoledì 12 marzo 2014
CRIMEA: L' INVASIONE "A SALVE"
Continua
ormai da più di una settimana l' invasione “a salve” (senza
sparare un colpo) della Crimea da parte della Russia, sotto lo
sguardo impotente di Europa e America. Diciamola
tutta, all' Italiano medio poco importa della Crimea e di ciò che vi
accade, ma in realtà ha un importanza fondamentale.
Ma andiamo per gradi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha giustificato l’atto sostenendo che la fine del governo filorusso guidato da Viktor Yanukovich e sostituito da esponenti dell’ opposizione europeista, rappresenta una minaccia concreta per la popolazione di lingua russa presente in quel lembo di Ucraina. Ma come stanno realmente le cose? Basta prendere in mano una carta geografica. Si può infatti notare che la Crimea è una specie di enorme porto naturale sul Mar Nero, quindi chi la controlla a sua volta controlla il Mar Nero. Quest' ultimo ha canali e stretti che portano al Mar di Marmara, Mar Egeo e Mar Mediterraneo. Senza questi passaggi, per arrivare nel Golfo di Taranto, Putin dovrebbe partire dalla Siberia. Una bella comodità dunque. Ma non è tutto. Uno dei tre principali viadotti di gas che riforniscono l' Europa passa proprio per l' Ucraina. Controllando quello si controlla il prezzo del gas. Nel caso dell' Italia, oltre all'apporto di metano, c'è anche un rischo commerciale per alcune big italiche dell'industria tipo Unicredit (con un asset di 3,84 miliardi di euro distribuiti in 435 sportelli) ed Eni, che dall’ anno scorso è impegnata nell’ esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas nel Mar Nero ucraino, ma presente già da anni. Senza contare le varie esportazioni verso l' Ucraina di oltre 1 miliardo di euro annui. Conscio di questo, il neo premier Matteo Renzi si è associato alle pressanti richieste della Comunità Internazionale affinché sia rispettata la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Oltreoceano invece provano a fare la voce grossa. Obama ha avuto un colloquio telefonico con Putin, dove lo esorta a cessare l'occupazione in atto. Ma il premier russo, anche se dopo il confronto telefonico ha fatto un passo indietro, sà che le armi degli americani sono spuntate. Possono solo appoggiare il nuovo governo di Kiev a suon di dollari. Denaro che potrebbe cementare il nuovo regime ma non certo evitare che Mosca faccia sentire tutto il suo peso in Ucraina e che, alla fine, si tenga la russofona Crimea con le sue basi navali. Obama inoltre teme che questa “insurrezzione” sia vista dagli stati ostili all' America come un atto di debolezza e quindi una relativa perdita di potere. Cosa che gli americani non possono proprio permettersi, specialmente nei confronti di stati come Iran e Iraq.
Ma andiamo per gradi.
Il presidente russo Vladimir Putin ha giustificato l’atto sostenendo che la fine del governo filorusso guidato da Viktor Yanukovich e sostituito da esponenti dell’ opposizione europeista, rappresenta una minaccia concreta per la popolazione di lingua russa presente in quel lembo di Ucraina. Ma come stanno realmente le cose? Basta prendere in mano una carta geografica. Si può infatti notare che la Crimea è una specie di enorme porto naturale sul Mar Nero, quindi chi la controlla a sua volta controlla il Mar Nero. Quest' ultimo ha canali e stretti che portano al Mar di Marmara, Mar Egeo e Mar Mediterraneo. Senza questi passaggi, per arrivare nel Golfo di Taranto, Putin dovrebbe partire dalla Siberia. Una bella comodità dunque. Ma non è tutto. Uno dei tre principali viadotti di gas che riforniscono l' Europa passa proprio per l' Ucraina. Controllando quello si controlla il prezzo del gas. Nel caso dell' Italia, oltre all'apporto di metano, c'è anche un rischo commerciale per alcune big italiche dell'industria tipo Unicredit (con un asset di 3,84 miliardi di euro distribuiti in 435 sportelli) ed Eni, che dall’ anno scorso è impegnata nell’ esplorazione di nuovi giacimenti di petrolio e gas nel Mar Nero ucraino, ma presente già da anni. Senza contare le varie esportazioni verso l' Ucraina di oltre 1 miliardo di euro annui. Conscio di questo, il neo premier Matteo Renzi si è associato alle pressanti richieste della Comunità Internazionale affinché sia rispettata la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina. Oltreoceano invece provano a fare la voce grossa. Obama ha avuto un colloquio telefonico con Putin, dove lo esorta a cessare l'occupazione in atto. Ma il premier russo, anche se dopo il confronto telefonico ha fatto un passo indietro, sà che le armi degli americani sono spuntate. Possono solo appoggiare il nuovo governo di Kiev a suon di dollari. Denaro che potrebbe cementare il nuovo regime ma non certo evitare che Mosca faccia sentire tutto il suo peso in Ucraina e che, alla fine, si tenga la russofona Crimea con le sue basi navali. Obama inoltre teme che questa “insurrezzione” sia vista dagli stati ostili all' America come un atto di debolezza e quindi una relativa perdita di potere. Cosa che gli americani non possono proprio permettersi, specialmente nei confronti di stati come Iran e Iraq.
Ad
oggi l' acquisizione della Crimea da parte della Russia prosegue, e
malgrado le varie azioni diplomatiche, Putin continua per la sua
strada così come ha fatto per le olimpiadi. E chissà, magari sta
già pensando ad introdurre una nuova disciplina olimpica: “invasione
stile libero”!
Yuri
D'Onofrio
RECENSIONE
E' arrivato e ha la Sua impronta ovunque.
Il nuovo film di Martin Scorsese e la sua reinterpretazione del mondo.
E stavolta è il mondo degli anni '80 (significativi più che mai per il regista) a farne le spese. E come spiega nell'ultima sua autobiografia, è un decennio che lo segna. Dopo la pietra miliare Toro scatenato, era cominciata la discesa, fatta di flop al botteghino e feroci scontri con giornalisti e critica culminata con l'uscita nel 1988 de L' ultima tentazione di Cristo (Film in uscita nell' 83 ma poi rimandato con una perdita di oltre 5 milioni di dollari).
Sono dovuti passare 26 anni,un valanga di capolavori e meritati premi, ma finalmente si è preso la sua rivincita che ha un lontano sapore di vendetta. E assolutamente senza freni ne censure. The Wolf of Wall Street è un vero e proprio tzunami di qualsiasi cosa vi venga in mente di quegli istrionici anni portati all'eccesso. Con questo film il regista newyorkese si scaglia contro tutti i paradossi umani, gli arrampicatori sociali, gli squali finanziari pluri-opportunisti e il vanesio mondo che circonda tutto questo teatro andato in scena all'epoca. E più i secondi passano più ci si rende conto che a Scorsese non interessa realmente un linea precisa né una coerenza narrativa vera e propria. Tutto quello che ha assorbito in quel decennio lo restituisce come un prodotto grezzo e rozzo, senza mezzi termini o parole sussurrate. Un perfetto esempio della graticola che evidentemente erode il ricordo di quegli anni del regista. In questa massa di tutto e di nulla scintillante, emerge un maestoso Leonardo DiCaprio, sempre più a suo agio nei ruoli in “giacca e cravatta”, nei panni di un giovane rampante broker finanziario. La storia di ascesa e caduta di questo molto umano personaggio è un turbinio assordante di autodistruzione e perversione, accostabile solamente a quello di famose rock star.
Nelle sue tre ore di immersione, The Wolf of Wall Street sbatte in faccia i personaggi con un irriverenza così ostentata che paiono urlare “Questi sono gli anni '80. Vogliamo vivere alla grande e quest è quello che siamo disposti a fare. Quello che, al nostro posto, avresti fatto anche tu.”
E allora tutto comincia ad avere un senso. Perchè questa è la chiave con film di Scorsese. Non basta guardarli. Bisogna “essere” uno dei protagonisti.
Aggiungendo degli ottimi Jonah Hill, Kyle Chandler, Margot Robbie, John Bernthal, Jean Dujardin, e un filmicamente invecchiato Matthew McConaughey, otteniamo un cast che sembra importato apposta da queli anni per regalarci questo scorcio di follia e genialità.
The Wolf of Wall Strett non è stato creato da Martin Scorsese: era già nella sua testa sotto forma di trasandata esperienza personale. Lui l'ha solo estratto dal suo cranio e l'ha condiviso con noi regalandoci un pezzo di se stesso e di qualcosa che altrimenti avremmo solo potuto immaginare.
Yuri
D'Onofrio
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