lunedì 28 aprile 2014

BMW vs VW: La guerra delle Ibride

L'ibrido che non ti aspetti. O meglio, da chi non te lo aspetti. Eh si perchè le due case Tedesche BMW e Volkswagen hanno deciso di cambiare rotta. Negli anni ci avevano abituati alla potenza e “cattiveria” dei loro modelli passando per l'allestimento Serie M e ai motori GTI.
Mirando invece ad obbiettivi di ecosostenibilità la BMW ha lanciato sul mercato il suo primo modello ibrido: la BMW i3. 
Compatta ma spaziosa, monta un motore elettrico da 170 cv a trazione posteriore e telaio in alluminio e carbonio. Autonomia modesta, 160 km, ma con 4.600 euro in più si può montare un bicilindrico da 650 centimetri cubi in grado di portare l'autonomia complessiva a 300km. Prezzo base da 36.500 euro.
Le risponde la Volkswagen con la sua XL1. Molto futuristica è stata più prodotta a scopo pubblicitario in quanto ce ne sono solo 200 esemplari acquistabili alla modica cifra di 110mila euro. Ma tranquilli. Le medesime tecnologie verranno impiegate dalla VW su motori più vicini alle tasche di tutti e in particolare sulla gamma Golf con i motori GTE. Monta un motore combinato diesel-elettrico capace di fare 100km con un litro, grazie anche al corpo vettura realizzato quasi totalmente in fibra di carbonio.

            Y.D.

No a Renzi da Mediaset e Rai: “problemi di par condicio”

Partita del Cuore e Amici di Maria De Filippi. Questi sono gli impegni a cui il Premier Matteo aveva garantito la sua partecipazione. Impegni però che ha dovuto annullare a causa della legge chiamata par condicio che disciplina la comunicazione durante l'intero anno e in tutte le campagne elettorali e referendarie.

Malgrado le numerose apparizioni di questi giorni di Renzi in vari canali televisivi, scoppia però ora il caso dopo l'intervista fiume a Berlusconi avvenuta nel salotto pomeridiano di Barbara D'Urso. Un monologo in piena regola di oltre un ora in cui Silvio Berlusconi ha spaziato dalle riforme, alle prossime Europee, alla sua vita privata. Mai una domanda formulata dalla padrona di casa che si è limitata al ruolo di “spalla”. Trasmissione quella della D'Urso classificata come giornalistica e quindi rientrante nei termini della par condicio.
In base alla norma vigente, in campagna elettorale non è ammessa la presenza di esponenti politici nei programmi di intrattenimento. Renzi non è candidato alle Europee e in studio ad “Amici” che andrà in onda il 3 maggio ma che viene registrata prima, avrebbe avuto 3 minuti di libertà con l'unico vincolo di parlare ai giovani, maggiore target protagonista e spettatore della trasmissione della De Filippi.
Nonostante tutto il Premier è anche il segretario del Partito Democratico nonché un leader politico in carica, da qui il rischio di sanzioni da parte dell' Autority garante nelle comunicazioni. Con questa motivazione quindi, Mediaset stoppa la partecipazione alla trasmissione di Renzi, non nuovo a queste cose.
Qualche giorno prima infatti vi era già stato il caso della Partita del Cuore. Il Premier sarebbe stato presente nei panni di calciatore, ma il presidente della commissione di Vigilanza Rai, il grillino Roberto Fico, ha definito “inammissibile”la presenza di un esponente politico alla Partita del Cuore che la Rai trasmetterà il 19 maggio a pochi giorni dalle Europee.
Sul caso si è espresso anche il fondatore i Emergency, Gino Strada: “A me interessa che l'evento si svolga e che si raccolgano fondi per curare le persone. Tutto il resto sinceramente mi interessa poco”.


Y.D.

Bonus di 80 euro, ma il valore può scendere fino a 53 e aumentano le tasse sugli smartphone

Sono passate appena due settimane dall'approvazione del decreto legge tanto atteso e pubblicizzato dal Premier Matteo Renzi sui famosi 80 euro di aumento in busta paga e sui vari tagli, tra cui Irpef e Difesa, che già escono alcuni lati oscuri. Dopo il mancato inserimento nel dl delgli incapienti e delle partite Iva, ora emerge anche un altro dato che lascia un po' perplessi tutti. Andando infatti ad esaminare più attentamente il testo e in particolare il secondo comma, non vi si trova alcuna traccia dell' aumento di 80 euro tanto sbandierato dai mezzi di informazione, bensì viene precisato che il credito viene rapportato al periodo di lavoro nell' anno.
Da questa precisazione si evince che il credito è “teoricamente” di 80 euro, ma in realtà la cifra reale è di 55,33 euro.
Il testo, infatti, non indica il valore mensile ma il valore annuo, cioè 640 euro riferito all' intero valore d'imposta. Questo significa che un lavoratore che lavora da gennaio a dicembre riceverà, con riferimento a ciascuno dei mesi in cui ha prodotto reddito da lavoro dipendente, 55,33 euro (640 diviso 12).
Ma non è tutto. Non mancano le sorprese e i controsensi.
Continuando ad esaminare il dl infatti, si nota che curiosamente i redditi tra i 18mila e i 24mila euro annui lordi (chi guadagna tra i 1200 e i 1500 euro al mese) godrà appieno del bonus, mentre quelli più bassi compresi tra gli 8mila e i 18mila annui lordi, anziché avere di più avranno di meno e cioè un bonus del 3,5 % del reddito complessivo, malgrado siano proprio quelli che ne avrebbero più bisogno. Ma ormai il BelPaese ci ha abituato a questo gioco dei contrari.
Malgrado questa pecca ai lavoratori non dispiace questo mini aumento di busta paga anche se, come abbiamo già trattato sul numero scorso, quasi nessuno di loro intende immettere sul mercato questa liquidità e quindi non sarà un incentivo a smuovere i consumi.
Ma se da un lato il Governo ha concesso ai cittadini questo “zuccherino”, dall' altro sono pronti nuovi aumenti di tassazione. Uno tra tutti il ritocco al rialzo dell'equo compenso, il contributo aggiuntivo su dispositivi come smartphon, tablet o pc. La partita vale oltre 200 milioni di euro e può comportare un aggravio di oltre 4 euro sul prezzo dei cellulari che già in Italia sono i più cari d' Europa.
Alti e bassi insomma in un Paese che sembra cerchi di trovare la strada giusta anche se la meta appare ancora molto lontana. L'Unione Europea ci da ancora per lontani da una crescita e lo spettro della Grecia rimane sempre dietro l'angolo.


Y.D.

martedì 22 aprile 2014

La MIAOpinione


Renzi: “Ecco gli 80 euro”, ma piovono critiche. Trascurati incapienti e partite Iva


#oraics. Con questo hashtag, 10 tweet e una coferenza - fiume il Premier Matteo Renzi annuncia il bonus previdenziale e un taglio del 10% sull' Irap. “Gli incapienti? Decreto più avanti ma non dico quando”.


Roma - Con la consueta conferenza stampa – show il Premier Matteo Renzi ha dato l'annuncio dell'approvazione del decreto legge.
Con 10 tweet pubblicati dallo stesso Renzi, viene riassunto tutto il decreto comprensivo di tagli, coperture e il famoso aumento in busta paga.
10 milioni di persone beneficeranno a partire da Maggio di questo taglio ai contributi Inps. “L'aumento di 80 euro – spiega il Premier - riguarderà i cittadini che guadagnano da 8mila a 26mila euro l'anno: noi stiamo restituendo agli italiani qualcosa che è degli italiani, stringendo la cinghia alla Pa e restituendo libertà ai cittadini. L'Irap sarà ridotto del 10% e scenderà al 3,5%”.
Per coloro sotto la soglia degli 8mila euro annui (i cosiddetti incapienti) però, non c'è stato nessun bonus. La loro esclusione è segno che le coperture non erano così certe come aveva dichiarato il Premier nei giorni scorsi, tanto che il bonus è assicurato per i prossimi otto mesi, poi, dal 2015, dovrà essere la legge di stabilità a far quadrare i conti. Nemmeno le partite Iva hanno ricevuto alcun benefit, facendo strocere non poco il naso ai piccoli imprenditori che già vedono le loro tassazioni alle stelle. A chi glielo fa notare Renzi risponde: “Metteremo la voce riguardante gli incapienti e le partite Iva nelle prossime settimane, mesi. Non do tempi certi perchè nemmeno io li so ancora”.
Più che il mero e temporaneo aumento di busta paga, il punto forte di questo decreto sembrano essere i tagli. Uno su tutti il tetto massimo agli stipendi dei manager pubblici e ai magistrati di alta fascia di cui tanto si è parlato, fissato per i 240mila euro l'anno (comunque quasi il doppio rispetto al presidente del consiglio). Anche il limite di 5 auto blu per ministero e il taglio sugli F35 sembra avere un restrogusto sibolico. Più ambizioso sicuramente il dimagrimento delle municipalizzate o il netto ridimensionamento dei centri di costo entro tre anni.
Spariti fortunatamente i tagli alla Sanità e all' Istruzione, sono state confermate alcune misure una tantum e coperture che porteranno entro la fine del 2015 quasi 15miliardi. Questi introiti deriveranno soprattutto dall' aumento dell' Iva, lotta all' evasione fiscale e rivalutazione quote Bankitalia.
Quest' ultima indispettisce non poco le banche perchè a conti fatti la tassazzione sugli istituti di credito raddoppia.
Interventi meno citati ma altrettanto sostanziosi si abbatteranno su Rai, elezioni ed editoria. “Non tocchiamo il fondo dell' editoroia – spiega Renzi – ma non ci sarà più l' obbligo di pubblicare gare d' appalto e aste pubbliche sui quotidiani. Vale 100milioni, naturale che gli editori non ne saranno entusiasti” .
Sul provvedimento fa il punto anche il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan che spiega: "In questo modo riduciamo i costi per le imprese e aumentiamo i consumi con più spese a parità di reddito. In questo modo vogliamo sostenere una ripresa lenta e debole".
Ma non tutti la pensano così. Con un hashtag inequivocabile (#renzifiglioditroika) il leader del Movimento 5 Stelle Beppe Grillo, annuncia come di consueto via web il suo malcontento sul decreto. “Un lavoratore dipendente – scrive Grillo - con un reddito di 15-16 mila euro con moglie e figli a carico (una platea vastissima di contribuenti) non percepirà mai alcun bonus perchè quest' ultimo scatta infatti solo quando l’imposta lorda è superiore agli sconti già previsti dalle leggi in vigore. I “chimerici” 80 euro saranno solo un miraggio. Cosi come lo saranno per gli incapienti, i pensionati e per il popolo delle partite IVA. Questo non si chiama sostegno, si chiama illusione.”
Critiche anche da Forza Italia. “Ipotizzando che le coperture esistano e siano sufficienti – spiega il Capogruppo alla Camera Renato Brunetta - rimane il fatto che il bonus sarà valido solo per il 2014 e, secondo alcuni sondaggi, chi lo riceverà lo userà o per saldare debiti o lo accomulerà in risparmi, senza contare che, malgrado i tagli presenti nel decreto, il debito pubblico continua a crescere”.
Pareri positivi e contrari dunque dall' ampio ventaglio politico che offre il nostro paese. In conclusione il bonus fiscale è una misura positiva ma, come ammesso dallo stesso governo nel DEF 2014, non serve praticamente a niente per la crescita. L’effetto stimato sull’aumento del Pil è 0,1% quest’anno, 0,3% nel 2015 e 0,4% nel 2016. La spending review promessa si mangerà l’effetto di stimolo, visto che per lo stesso esecutivo tagliare la spesa pubblica determina un effetto recessivo.

                                                             Y.D.

domenica 20 aprile 2014

RENZI: BICAMERALISMO E NOMINE. TANTI PENSIERI E POCO TEMPO

Nonostante l'avvio sprintoso, il percorso delle riforme d' Italia rischia di arenarsi sulla questione della riforma del Senato. Infatti, il progetto di riforma dell'architettura dello Stato che era stato concordato tra il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi e l'attuale Presidente del Consiglio Matteo Renzi prevede il superamento del bicameralismo perfetto. Le due Camere del Parlamento (Camera dei Deputati e Senato della Repubblica) fanno le stesse cose. Ciò comporta molti problemi nell'approvazione delle leggi. Una legge impiega due anni per essere approvata. Negli altri Paesi, vige il bicameralismo imperfetto.
Per esempio, in Canada vi sono la Camera dei Comuni ed il Senato. Il Senato canadese non legifera come la Camera dei Comuni ed è composto da 105 membri e vengono nominati dal Governatore generale su proposta del Primo Ministro su base regionale.
La riforma che si vuole attuare nel nostro Paese ha delle analogie con il sistema Canadese ma il problema è che in Italia il Presidente della Repubblica e il Presidente del Consiglio non vengono eletti dal popolo, e se anche il Senato diventasse non elettivo si avrebbe un problema di democrazia.
Nella Eurozona troviamo solo una situazione analoga ed è quella della Romania. Con una percentuale del 35% di parlamentari bicamerali, attualmente hanno indetto con un referendum l' abolizione della seconda Camera.
Ma non c'è solo questo pensiero nella testa dell'attuale Premier o, come immaginiamo, non c'è la cartella riguardante il bicameralismo sulla sua scrivania. Ce n'è un altra con scritto “nomine”. Eni, Enel, Finmeccanica, Terna e Poste. Queste sono le principali società partecipate dal Tesoro ma per sapere chi le guiderà l' esecutivo ha scelto di aspettare la chiusura delle Borse e sicuramente un ruolo rilevante l'avranno anche le quote rosa. Le nomine saranno all'insegna della novità: a guidare le aziende partecipate dal Tesoro saranno "persone competenti e in alcuni casi nuove", ha detto nei giorni scorsi il ministro Padoan. Sulla stessa lunghezza d'onda il sottosegretario di Palazzo Chigi, Graziano Delrio, che con Renzi sta lavorando al dossier. Delrio ha sottolineato che gli italiani "saranno assolutamente sorpresi. Faremo scelte di discontinuità ma senza disperdere le energie migliori già presenti".


lunedì 14 aprile 2014

La MIAOpinione


Popolo della Libertà e Forza Italia. Due faccie della stessa medaglia

20 anni. Questo è l'attuale tempo di permanenza di Berlusconi in politica e di tutto quello che ne è conseguito. Abbiamo assistito ad ogni genere di avvicendamento nel partito del (ex)Cavaliere. Tra cavalcate solitarie, fusioni col PdL, processi, accuse e ribaltoni, la presenza sulla scena politica di questo partito è sempre stata più che evidente.
Fondato nel 1994 e attivo fino a Marzo 2009, il Movimento Politico Forza Italia o semplicemente Forza Italia (FI), è stato un partito politico di centrodestra. Presidente e leader del partito è stato, sin dalla sua fondazione, Silvio Berlusconi . L'ideologia del partito variava dal liberalismo all'economia sociale di mercato di ispirazione cristiano -democratica. Il suo colore ufficiale era l' azzurro. A livello europeo aderiva al Partito Popolare Europeo, di cui costituiva il principale membro italiano. Forza Italia è stato il principale partito della coalizione di centrodesta denominata Casa delle Libertà, che ha governato l'Italia dal 2001 al 2006. Dopo la vittoria elettorale del 2008 della lista del Popolo della Libertà, a cui Forza Italia aveva aderito, nel 2009 il partito si è sciolto ed è confluito nel neo-partito del PdL. Sono altresì confluiti all' interno di quest'ultimo diversi altri partiti minori di varia estrazione e colore politico, che avevano precedentemente partecipato alla Casa delle Libertà: la Democrazia Cristiana per le Autonomie, il Nuovo PSI, i Riformatori Liberali, i Popolari Liberali ed Azione Sociale.
Il 16 novembre 2013 il Consiglio nazionale del PdL ha deciso all' unanimità “la sospensione delle attività del Popolo della Libertà”, per fondare la nuova Forza Italia. Attualmente in Forza Italia è confluita la parte maggioritaria degli esponenti del Popolo della Libertà, esclusa l'area vicina ad Angelino Alfano, che ha costituito invece il Nuovo Centro Destra .
Non è Beatiful ma esattamente quello che è successo fino ad oggi. E forse in tutto questo paiolo politico, qualcuno si aspettava un ricambio generazionale, ma sempre con lo stesso cognome. Invece no. “I miei figli non saranno in lista alle prossime elezioni europee". Lo ha dichiarato Silvio Berlusconi partecipando alla prima conferenza dei club Forza Silvio di Roma e Provincia. Berlusconi liquida i “rumors” sulle possibili discese in campo dei figli Marina, Barbara o Piersilvio lasciando l'Auditorium del Seraphicum. Assente la giovane compagna dell'ex premier, Francesca Pascale, che in un' intervista ad uno noto quotidiano nazionale, aveva invitato Marina Berlusconi a rompere gli indugi perché “senza Silvio il partito vacilla”.
E intanto si pensa alle primarie. A quali condizioni, non è dato sapere. Sta di fatto che, per la prima volta, sulle primarie hanno cominciato a rimbalzare voci di ogni genere. Voci e persino date. Una rimandava al 13 aprile: comunque improbabile, visto che in quei giorni si terrà il Congresso Nazionale Ncd. In base ad altri “rumors”, la consultazione potrebbe cadere il 8-9 aprile. Semplici bufale o la dimostrazione che qualcosa comincia a muoversi?Gilberto Pichetto, il candidato di Forza Italia, non si scompone: “Mai detto che le primarie non s’hanno da fare, ma resto dell’idea che siano un azzardo sul fronte procedurale e logistico. In ogni caso, chi decide è Berlusconi. E se deciderà in questo senso, mi metterò in azione”. E intato la Lega pressa. Tutti vogliono le benedette primarie. Gli ultimi a ragguagliarlo sono stati Matteo Salvini e Giancarlo Giorgetti. Il Carroccio, per nulla deciso a fare da comprimario, rivendica l’unità della coalizione di tutto il centrodestra. E in tanto Roberto Maroni tuona: “O ci ricompattiamo o riconsegnamo il Piemonte alla sinistra - ha avvertito ieri il governatore lombardo -. Io sono per le primarie, utili per ricompattarci”.
Può mancare un po' di opposizione all' attuale governo? Assolutamente no. Forza Italia denuncia la “rottura del patto”, stabilito con il leader del Pd, di avere al più presto una nuova legge elettorale pronta per l’uso. “Invertire l’ordine tra Italicum e ddl sul bicameralismo contravviene all’accordo”, afferma il capogruppo di FI al Senato, Paolo Romani, richiamando Renzi al rispetto dei patti. A criticare aspramente il segretario del Pd è anche Giovanni Toti: “Mi sembra che Renzi - accusa il consigliere politico dell’ex Cavaliere - abbia preso un vizio da democrazia sovietica: decidere prima nella Direzione del partito, poi dire cosa deve fare al Consiglio dei ministri e quindi portare testi “prendere o lasciare” alle Camere. Ma a questo non ci stiamo”
Centrodestra (quasi) compatto quindi. Chi la spunterà?